Una casa “aperta al sole, agli amici, agli ospiti”
“Questa casa è aperta al sole, agli amici, agli ospiti”: con le labbra sottili e sorridenti, tranquilla e retta nella sua sciarpa di pelliccia, il cappello e lo scaldamani Maria Glisenti ci guarda e sembra proprio invitarci nella sua casa.Maria Glisenti era la moglie di Ugo da Como, l'uomo che salvò dalla rovina una delle più belle case museo delle nostre terre.Quest'autunno siamo andate ad ascoltare la loro storia alla Casa del Podestà, dal nostro amico Stefano Lusardi, curatore del museo, che ci ha condotto in un viaggio nel tempo e tra libri di incredibile valore.Al cospetto di uomini d'arme e di affreschi cinquecenteschiForse è solo la suggestione del luogo, un fantasma del passato, ma sembra di sentire i passi, la presenza di Maria Glisenti insieme a quella del marito per le stanze della casa del Podestà : non appena prendiamo la grande chiave che ci pone Stefano, facciamo scattare la serratura e apriamo il portone, il passato pare rivivere in un attimo.Uomini in arme con le loro armature cinquecentesche sembrano con una smorfia domandarci cosa facciamo lì: sono imponenti e fieri, emergono e troneggiano nella stanza. Sono strappi d'affresco attribuiti a uno dei più importanti pittori bresciani, Girolamo Romanino, che li dipinse nel 1515.Intorno stemmi araldici e grandi cassapanche, che nascondono il tesoro più prezioso di sempre: i libri, ci cui la casa, come ci accorgeremo presto, è colma.
Strapparla dall'oblio: la rinascita della casa del PodestàUna porticina ci porta in una piccola stanza e lì alla scrivania possiamo immaginarci Ugo Da Como, collezionista, politico, intellettuale, con i suoi baffi, intento a studiare sui suoi amati libri la storia bresciana, episodi e capitoli che cercava di strappare dall'oblio del tempo, così come aveva fatto con la Casa del Podestà, la dimora che ora abitava. La grande casa del 1400 sede del Podestà che governava per conto della Serenissima, dopo Napoleone, rischiò di cadere in rovina, prima caserma austriaca e poi abbandonata.Ma per chi ama la storia e le antiche dimore, quel luogo non poteva andare perduto, e così Ugo da Como la restaurò completamente, richiamando le atmosfere del 1400, arredandola con mobili antichi, arricchendola di libri, riportandola a uno splendore forse ancora maggiore di quello che questa dimora aveva conosciuto.
Salotti e salottini, tra quadri e l'amico CiceroneUn susseguirsi di porte, che una dopo l'altra svelano bellezze, segreti, antichi ninnoli, mobili d'altri tempi, quadri, ritratti.Nella grande sala rossa ci siamo sedute sui divani e abbiamo preso un caffè con Stefano Lusardi, il curatore della casa del Podestà. Stefano ci ha immerso nella storia della casa, dei suoi padroni, ci ha svelato i suoi segreti. E mentre eravamo lì, tra i quadri, il busto di Cicerone che pareva sorriderci e la leonessa, lo stemma di Brescia, proprio sul pavimento, eravamo come in attesa, come se Ugo da Como e Maria, sua moglie dovessero apparire da un momento all'altro.Perché è proprio questa la sensazione che ti trasmette questa casa museo: che i padroni di casa si siano solo assentati per un attimo.Dalla sala rossa, siamo passate al delizioso salottino azzurro, il rifugio di Maria Glisenti, dove a ogni ora del giorno la luce filtra in modo differente dalle finestre, lasciando su ben tre lati la vista sul giardino.Si percepisce la pace che la dama provava, sedendosi sul divanetto azzurro, leggendo, ricamando o semplicemente lasciando entrare la bellezza dal giardino. Una sensazioni di quiete e serenità ci ha colte mentre osservavamo i mobili, i quadri, il soffitto a cassettoni con le tavolette del soffitto con volti di profilo e animali fantastici, della metà del 400 acquistate da Ugo da Como.Deve essere questa la magia e il fascino delle case museo.
Sale da pranzo, caminetti e “sangue di drago”Abbiamo attraversato la sala antica con i suoi vasi da farmacia e il soffitto antico, con i profili di signori rinascimentali che paiono seguirti con lo sguardo.Non ti senti mai solo nella casa del Podestà.Sulle mensole ci siamo attardate a leggere i nomi sui vasi e sicuramente il “sangue di drago” con il suo nome evocativo è qualcosa che non dimentichi.Una casa bibliotecaEntriamo nella sala pranzo con la scacchiera, pronta per una partita, le porte finestre che danno sul giardino e poi proseguiamo verso il tinello e la cucina, fino al piano di sopra verso le camere da letto e lì capiamo ancora meglio perché questa non è una casa museo, ma una casa biblioteca.I libri sono ovunque e dagli scaffali ai cassetti, aprendoli puoi ritrovarti a passeggiare per i giardini di Parigi o l'antico Egitto, tra fiori e piante, per architetture uniche: questo è il potere dei libri, li apri e ti catapultano in un altro mondo. Così capisci che qui alla casa del podestà i viaggi che puoi intraprendere sono infiniti.“Se hai un giardino con una biblioteca non ti mancherà nulla”: la grande biblioteca
Separata dal resto della casa, con il suo bel camino, il tavolo al centro e le panche alle pareti, la biblioteca principale è un luogo in cui vorresti restare per giorni a leggere.Dal loggiato file di libri ti guardano, mentre puoi osservare il libro più piccolo al mondo o la prima versione illustrata della divina commedia.In parte al caminetto la famosa frase di Cicerone ci ricorda che “Se hai un giardino con una biblioteca non ti mancherà nulla” e mentre Stefano ci pone tra le mani libricini di poesie, sfogliamo antichi volumi, osserviamo la Divina Commedia e ogni tanto l'occhio ci scappa sul giardino fuori, non riusciamo a non pensare che abbia proprio ragione.Visite alla Casa del PodestàLa Casa del Podestà è davvero un'incredibile casa museo: quando inizi la visita la sensazione di fare un viaggio nel tempo è fortissima, se poi sei un amante dei libri, questa casa diventerà sicuramente uno dei tuoi luoghi preferiti dove perderti.Quando l'abbiamo visitata abbiamo avuto la fortuna di avere un cicerone speciale come Stefano Lusardi, il curatore del museo: una capacità narrativa e coinvolgente davvero unica.